Ho messo un certo tempo a capire perché i borghi e le città dell’era pre industriale trasmettevano spontaneamente una sensazione di estetica nei confronti delle conurbazioni moderne sostanzialmente fondate sul cemento armato e la disparità di forme e colori o materiali senza linee guide o regole di coerenza urbanistiche. Come se all’epoca erano stati più bravi e visionari di oggi. Ma in realta la coerenza architettonica che presentano le agglomerazioni urbani prima dell’era industriale e della globalizazzione (inizia ai tempi del cotone in un senso) era solo legata alle costrizioni geografiche e tecniche, ovvero la disponibilità dei materiali. L’assenza di cataloghi dove dei folli potevano scegliere colori emateriali o “design” economici e creare delle ville fluorescenti dall’architettura improbabile (Tuscia style) o capannoni fluorescenti di lamiera ecc. Era il garante della coerenza architettonica e urbana. Borghi e aziende di tufo (materiale locale in accordo con gli elementi del paesaggio) e peperino o intonaci coerenti con distribuzione geografica e architettura coerente perché in assenza di cemento armato o travi di acciaio dovevano per forza esserlo o crollare. L’architettura e l’urbanistica moderna potrebbe seguire schemi ordinati ma questo richiederebbe uscire dell’economia (e della politica che ne è schiava) delle scimmie.