C’era una volta… un rudere di castello meraviglioso nel cuore della Tuscia Viterbese… Eraaa bellissimo, miiistico, suuggestivo, eeee regolarmente andavo sulla collina per vedere questa cosa bucolica. Ma un giorno, ho avuto un infarto! Il castello era circondato da mostri di ferro e di cose colorate, poi un impalcatura, poi… niente: un cordone di cimento e dei mattoni di Tufo più o meno… Poi è sempre rimasto Cosi – 10 anni – come quel scempio di cimento armato sulla strada di Tuscania! Dieci anni che questa meraviglia è in umbilico tra l’aspetto di un sito archeologico in lavorazione e un cantiere di ristrutturazione edilizia. Impalcature di Tubi innocenti, recinzioni da cantiere arancioni,… E non sono più andato a vedere il panorama. Il piacere di contemplare quella perla dell’Italia – forse ero l’unico ad approfittarne – faceva ormai parte del passato. Mamma mia! Con un po’ di speranza, possono prendere coscienza che la Tuscia è una perla paesaggistica storico-archeologica, e agricola dell’Italia, bonificare il sito e farne uno dei tanti siti visitabili della Provincia – una Provincia pioniera nell’elaborazione di un eco-turismo di nicchia responsabile, dove si mangia solo prodotti locali senza pesticidi. Dove non si specula sull’edilizia ed il turismo, il “rinnovabile” o i trend agricoli incentivati. Dei “mercatino contadino” come quello di Viterbo ovunque e dei supermercati giusto per comprare i non deperibili. Fare la spesa all’aperto, parlando con le persone, e prendendo il sole,…

Togliendo i tubi innocenti arrugginiti e la plastica, e piantando un paio di alberelli, Pianfasciano potrebbe ridiventare la meraviglia che era, ed il lavoro di ristrutturazione – finalmente non troppo malvagio – avrebbe consolidato il rudere più suggestivo e scenico che conosco. Alla fine non sono tanti nel mondo e non è troppo tardi…

Qua, nell’asse del vulcano del lago di Vico e dietro i monti smussati, il mondo delle necropoli rupestri, uniche in Italia, che si ritrovano in Asia Minore e Vicino Oriente. Un Microcosmo architettonico del retroterra delle città costiere Etrusche meridionali (Cerveteri e Tarquinia) in epoca arcaica ed ellenistica, seduto praticamente sul fianco Ovest del Vulcano di Vico.