L’estate passata ho incontrato questo tasso che attraversava quello che, poco tempo fa, era una strada bianca nella campagna idilliaca che si estendeva tra Tessennano e Canino. Al momento dell’incontro, i nove aerogeneratori industriali non erano tutti montati e non funzionavano ancora. Oltre la trasformazione della campagna in zona industriale, questo povero tasso stava per subire il rumore continuo degli aerogeneratori industriali che sarebbero entrati in azione in autunno. Mi ricordo bene quando incontrai per la prima volta questa campagna di uliveti e campi di cereali che si affacciano sul Tirreno e l’Argentario. Non conoscevo bene il territorio, e qui (Tessenano e Arlena di Castro) era per me l’entrata del mondo dell’ulivo – il famoso Caninese. Erano le terre del vulcano che si proiettano verso la maremma Laziale in direzione del mare e del Monte Canino. Ero affascinato da questo paesaggio ampio e inalterato che portava ai pregiati uliveti e alle terre di Vulci abitate sin dal paleolitico e più recentemente dagli Etruschi. Ma oggi il tasso della zona industriale ritrovato nell’archivio fotografico mi ricorda il dramma moderno di una società cosi ossessionata dall’accumulo ostentatorio di beni materiali e dal diritto all’ozio, che era arrivata a cancellare l’ambiente e l’umanismo. Purché di non contraddire i mantra del capitalismo libertario monopolistico anglosassone, eravamo arrivati al punto di cancellare uno dei piaceri fondamentali della vita – la contemplazione della natura, ascoltare i suoni della campagna senza il suono preponderante di un generatore elettrico, sentire i profumi della campagna. Eravamo arrivati all’obliterazione della qualità di vita in nome del dio liberale e della privatizzazione dei capitali.

Ma oggi l’importante è di poter chiudersi in casa l’estate e di avere l’aria condizionata e l’internet a 4G (il ventilatore sul soffitto non basta o non va più di moda), l’importante è l’illusione di essere liberi di intraprendere qualsiasi cosa purché di accumulare soldi, e piuttosto che di sviluppare un urbanesimo intelligente, abbiamo seguito come delle pecore il modello anglosassone. Abbiamo comprato il prodotto e ci abbuffiamo di benzodiazepine…

 

Quelli che hanno VENDUTO la terra dei nonni alla speculazione energetica e al sistema capitalista monopolistico anglosassone non hanno ancora capito che con questa manovra avranno contribuito ben poco a salvare l’umanità dal cambiamento climatico (ormai irreversibile), e ben più a rendere questo tasso stressato e a distruggere il paesaggio della Tuscia nonché arricchire qualche multinazionale e qualche quasi imprenditore alla ricerca di un terreno da svendere per investire soldi pubblici e privati. Avranno contribuito a cancellare il paradiso in terra che era la Tuscia. Un paradiso che potrebbe rinascere. se i nostri cari sindaci si impegnano Con un po’ di volontà politica, piuttosto che la terra dei speculatori e asfaltatori, la Tuscia potrebbe essere il luogo della qualità di vita, del “slow food” e dell’artigianato. Il serbatoio rurale per i Romani e turisti alla ricerca di genuino. Una sorta di grande ecomuseo o parco agricolo. Eofili pensateci: senza una riorganizzazione intelligente dell’economia mondiale, il mondo proseguirà comunque la sua spirale verso l’abisso ambientale e sanitario causato della cupidigia e dalla voglia di distinguersi.