Alcuni insistono a presentare i mezzi di produzione di energia alternativa low carbon come energia “green” o “pulita”. Basterebbe chiamarli “low carbon” e smettere con la strategia dell’inganno. Ogni sistema di produzione industriale ha il suo impatto e questo va preso in considerazione. E palese che nessuno le vuole davanti a casa (eolico in particolare) e nessuno vuole cedere il proprio giardino per mettere eolico o fotovoltaico – se non in cambio di molti quatrini. Il risultato è che queste strutture industrali vengono collocate dove c’è meno gente e magari, gente passiva per poter cambiare senza difficoltà la destinazione di uso del territorio da agricolo a industriale. La favola che dice che sono belle le pale eoliche e che non alterano negativamente il paesaggio rurale e naturale è ormai smascherata. Solo i folli accettano che da qualche foto di impianti fatti bene nel Nord Europa o negli Stati Uniti, si tiri la conclusione che la trasformazione di un territorio di pregio paesaggistico in una zona di sprawl industriale sia positiva per il paesaggio. L’industrializzazione di un paesaggio è un industrializzazione e va considerata come tale. In questa foto siamo nell’aera di un progetto di centinaia di ettari di fotovoltaico a terra sul comune di Tarquinia.