Nella Tuscia, in quindici anni le sorgenti di acqua potabile non trattata sono quasi scomparse. Quello che si beveva senza cloro e aveva il sapore delle rocce che attraversava, oggi ha il sapore di cloro e di acqua del rubinetto. La sorgente del Cimino che colava dalla roccia in una vaschetta di pietre murate, un giorno – circa dieci anni fa – è stata cannibalizzata da qualche società che all’improvviso ha nascosto la sorgente dietro una baracca di cemento armato. Oggi Homo capitalista è cosi ossessionato dal suo diritto di comprare cavolate di plastica che non si rende conto che è cosi sporco di non poter più disporre di fonti di acqua pura. Chiama qualsiasi atto di industrializzazione acefala del territorio “progresso”, ma beve acqua clorata a morte o da schifose bottiglie di plastica con l’apposito sapore -buone le microplastiche.