Dicono sempre che chi cerca la qualità di vita – e dunque la salute ed un ambiente sano e bello con una ricca biodiversità (non accumulare oggetti made in Cina) – dice no a tutto ed è un nimby !? Ridicolo e falso. Accusa infondata! Ma ritorniamo alla selva Cimina e ai noccioleti che invadono la Tuscia. La selva cimina è ancora di una grande bellezza e può tuttora essere salvata. La corilicoltura come monocultura intensiva che crea deserti biologici dove si passa per chilometri tra noccioleti schiantati al sole è decisamente molto trista, claustrofobica e probabilmente insalubre. Integrata alla foresta, gli appezzamenti di coltura della nocciola risultano rinfrescanti ed estetici. Sicuramente si potrebbe distribuire i noccioleti in modo a creare dei corridoi boschivi e piantando qua e là elementi boschivi e cespugliosi per interrompere le estensioni monotoni e banali di monocultura. Molto probabilmente, sacrificando un po’ di superficie si potrebbero creare le condizioni ottimali per una corilicoltura biologica in un contesto di grande bellezza.