foresta-piramide-di-bomarzo

Ottobre 2009, un autunno asciutto e freddo rende la foresta particolarmente colorata e le permette di conservare il suo mantello di foglie. Una caratteristica che segna tutta la provincia ed ogni angolo di bosco appare splendente. In questa mattina silenziosa, dallo sperone di roccia che domina la valle, si vede la foresta a perdita d’occhio.

piramide-di-bomarzo-soriano

Si estende lontano e copre la valle e le colline: un canyon improbabile e assolutamente iconico che non dovrebbe essere qui. O meglio, percorrendo le strade della Tuscia – sono poche infine – non ci si aspetta di incontrare i canyon ed i paesaggi della bassa montagna provenzale o delle Rocky Mountains. Una valle tappezzata da una foresta di ruggine, radiosa in questa mattina autunnale. Dalla foresta sporgono qua e là le pareti di roccia che rinforzano le linee della valle. Il rumore dell’acqua risale distintamente dal fondo della valle duecento metri più in basso, e indica la presenza di innumerevoli cascatelle sul percorso del torrente.

piramide-di-bomarzo

Ma sotto di noi, nell’estensione di bosco riposa il misterioso altare rupestre di Bomarzo, anche chiamato “piramide di Bomarzo”. Nel 2009, questa viene appena menzionata in una guida che presenta alcune curiosità archeologiche della Tuscia. Un’archeologia che – ad eccezione della necropoli di Tarquinia – fino ad ora sembrava interessare poca gente.

Iniziamo la discesa verso la “piramide”: uno stretto sentiero scosceso sfrutta un passaggio nella ripa che separa dalla valle il piano che scende dai Monti Cimini. La foresta che piomba con velocità è di una rara bellezza, ed ogni passo su questo sentiero è una scoperta che porta più vicino alla “piramide”. Un altare oggi immerso nella foresta, ma che forse nel tempo della sua realizzazione dominava una valle aperta, popolata di uomini e donne che lavoravano la terra; una valle ricoperta di vigneti, come lo suggeriscono le pestarole e le vie cave che scendono verso la valle del Tevere e suggeriscono il commercio con Roma. Come per i megaliti scolpiti della selva di Malano, questo megalito – il più grande – presenta tutte le caratteriistiche di un altare, un ruolo che compattibile con le tradizioni Etrusche per gli auguri? Nessun studio finora permette di definire la situazione. Sprovvedutamente, a destra del sentiero appare la parete verticale del Grande megalito di peperino. Una massa importante come altri megaliti del bosco, come quelli che scendono a Santa Cecilia. Scolpite nella roccia, 36 scale alte 30 centimetri portano il monumento ad un’altezza di 12 metri. Questi appaiono adesso davanti ai nostri occhi stupiti…

[DISPLAY_ACURAX_ICONS]